In occasione della celebrazione del cinquantenario dello scavo archeologico nel 2017 è stata prodotta una serie di cinque poster dedicati all’area archeologica per la presentazione dell’area alla Borsa Mediterranea del Turismo Archeologico di Pestum. In quella occasione è stato presentato anche il Bronzetto italico da poco riconosciuto e pubblicato dal prof. De Magistris come la più antica testimonianza lucana nel territorio di Elea-Velia, ritrovato , agli inizi del novecento, nei pressi del passo orientale della Civitella ed attribuito a rituali domestici di protezione.
La più antica testimonianza italica nel territorio di Elea è un bronzetto dal territorio di Moio della Civitella. Nell’area di valico controllata dalla fortificazione di Moio della Civitella è stato rinvenuto in superfice un bronzetto italico di figura maschile stante con toga e tunica, riconducibile alla tipologia dell’orante. Alto cm. 7,8, largh. braccia 5,5 a fusione piena, il pezzo non trova confronti puntuali nella bronzistica italica per la forma accentuatamente slargata delle spalle; la mancanza di avambracci e mani, testa e piedi è dovuta ad asportazione intenzionale, così come intenzionali sono le incisioni prodotte con uno scalpello tra le clavicole, sotto la scapola destra, e le quattro più piccole allineate sulla parte posteriore della gamba destra. Nella parte anteriore, tra petto e ventre sono incise due lettere alfabetiche, leggibili come TA o TY.
Sembra trattarsi di un caso assimilibaile alle vodoo dolls, un rito magico di defixio praticato in un’area di sorgenti, in prossimità dello scollinamento di una strada di fondovalle e di una cresta, sul cui versante opposto si incontrano a breve distanza le prime tombe non greche- La semplicità di impostazione della figura. l’assenza del cordone ingrossato al bordo superiore della toga/mantello, che scende in diagonale dalla spalla sinistra, suggeriscono una datazione ampia, ma non più bassa degli inizi del IV secolo a.C.. Il totale isolamento, la mancanza di ogni traccia di un contesto archeologico fa inquadrare il pezzo in un atto di religio privata all’interno dei confini di Elea, ad un epoca in cui il phrourion di Moio non era stato ancora costruito ma l’area del passo era certamente sorvegliata. Vi sono quindi molti elementi per collocare il bronzetto alla presenza in zona di mercenari italici con funzioni di peripòloi, guardie di frontiera al soldo della città focea. L’immagine mutilata dell’orante togato rappresenta il primo segnale della presenza italica nell’area del colle di Moio della Civitella, che guarda la costa di Elea da una distanza di 14 Km.
(Elio De Magistris, Elea Velia – Indicatori di frontiera, economia del territorio, Congedo editore, Galatina (Le) 2016, pp 54-56.)
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